sabato 15 luglio 2023

Mugnano ha fatto le scarpe a tutti

Polo tessile nell’antichità e calzaturiero nei tempi moderni

Per oltre due secoli la principale risorsa economica di Mugnano, oltre al lavoro della terra, è stata la lavorazione della canapa tessile. Già dal 1600 questo settore fu il polo trainante dell’economia mugnanese. Da un censimento compiuto dall’amministrazione comunale dell’epoca fu evidenziato che il 45% del coltivato era costituito da piantagioni di canapa contro il 55% del raccolto di grano. I prodotti confezionati nelle micro-aziende mugnanesi, tutte a carattere familiare, coprivano le richieste del settore marittimo. La flotta borbonica, infatti, come le altre Repubbliche marinare, si approvvigionava di cordame e vele realizzate dai nostri prestigiosi artigiani. Più del 60% delle famiglie mugnanesi era occupato in questo settore la cui sede di lavoro era lo stesso basso in cui si era costretti a vivere. Manco a dirlo la giornata lavorativa non aveva orario e a collaborare, con i genitori, vi erano anche i più piccoli. Ogni abitazione, ogni tugurio aveva il suo telaio il cui funzionamento permetteva di sbarcare il lunario e di tirare avanti. Diversi furono quelli che da questo lavoro ne ricavarono benefici economici alquanto consistenti, fino a permettere notevoli cambiamenti di vita. Ma, purtroppo, la mancata programmazione di nuovi indirizzi e soprattutto quella dello sviluppo industriale non permisero i necessari traguardi commerciali che questo settore faceva auspicare. Altro boom economico, se così si può dire, Mugnano lo visse negli anni sessanta, quando il settore calzaturiero pervase l’intera comunità. Molte piccole fabbrichette si presentarono sul grande mercato riscuotendo successo e ottenendo commesse per il mercato italiano ma anche per quello internazionale. Sul finire degli anni sessanta Mugnano contava oltre venti fabbriche, con almeno due di un certo rilievo sia per numero di dipendenti che per la qualità dei prodotti. Tra le più rinomate si annoverano quella di Umberto Verde, di Casuccio e Scalera, di Cillo, “Dominique”, Russo e Albano, quasi tutte ubicate in Via Napoli, sulla principale arteria della città. Da dati approssimativi si legge che il settore calzaturiero coinvolgeva oltre il 40% dell’intera popolazione, non vi era casa dove non vi fosse almeno un componente della famiglia che svolgesse il lavoro di orlatrice. Molti, infatti, furono i giovani che, non completando gli studi, trovarono in questo comparto uno sbocco lavorativo. Da una recente ricerca di settore, effettuata da Equal Emergere, sono risultati dati importanti e significativi, dai quali si è riscontrata la presenza, sul territorio, di un numero considerevole di imprese. La produzione calzaturiera mugnanese, come è tradizione, si rivolge al mondo femminile sia per le calzature estive sia per quelle invernali. I manufatti mugnanesi si differenziano, per la loro medio-alta qualità, grazie alle maestranze che hanno fatto tesoro della tradizionale esperienza. Il comparto mugnanese inoltre si distingue dalle società del settore  presenti nel giuglianese per le imprese specializzate  “nella produzione di semilavorati ed accessori tipici: suolifici, modellerie, tacchifici e tomoifici”. A Mugnano le imprese avente un proprio marchio se ne contano circa dieci, quelle con uno proprio e con terzi solo cinque; vi è inoltre un tacchificio, un suolificio, cinque tomaifici e quattro società di assemblaggio, una invece di produzione di modelli in cartoncino e due fornitori di accessori. Anche il mercato mugnanese in questi ultimi anni però risente della forte concorrenza degli asiatici. Ad accusare l’avanzata dei cinesi è soprattutto la qualità medio-bassa che contrapposta ai bassi costi di mano d’opera degli orientali fa naturalmente fatica ad avere la sua fetta di mercato. Per concludere, anche se l’argomento trattato meriterebbe un ampio approfondimento, voglio ricordare una figura emblematica del sindacato di categoria, nonché valente professionista del settore, Gaetano Scarallo la cui dipartita è avvenuta alcuni anni or sono.    

Gaetano Scarallo alla festa
dell'Unità nel 2005
 
Il calzaturificio Verde, ora al suo 
Posto c'è un centro di danza

testi di Carmine Cecere 

1 commento:

  1. L'errore nel settore calzaturiero è stato cercare di competere col mercato cinese (asiatico in generele). Bisognava assumere persone di madrelingua anglosassone per iniziare rapporti commerciali sui mercati dove erano richiesti prodotti di alta qualità (U.K., U.S.A., Francia, Germania etc). Partento da qualità medio-alta, invece di abbassarla, alzarla.

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