Nostalgia per gli antichi Casali

Intorno all’anno mille, sotto il ducato di Giovanni IV e quello di Sergio III, il nostro territorio era costituito da tredici casali anziché dai sette attuali Comuni. Ciò è quanto ci riferisce anche Domenico Chianese nel suo “Paniscoculi” del 1902, e un atto “federiciano” del 1231 tratto da “Marano di Napoli, vita socio-economico-religiosa” di Mons. Pasquale Orlando, edito nel 1993, il quale riporta un elenco di circa cinquanta casali; tra questi risultano, oltre ai già conosciuti Calvizzano, Marano, Melito, Mugnano, Giugliano, Qualiano e Villaricca, anche Polvica (Pulbica), Vallesana, (Balusanum), Carpignano (Carpinianum), Melitello (Malitellum), Gragnanello (Granianum pictulum) e Baselica. Il primo, geograficamente, era situato tra Chiaiano e Marano quasi nelle vicinanze di Vallesana. In questa antica villa, diventata casale, vi era l’ufficio postale di cui si serviva la stessa Marano che per la non trascurabile distanza, di circa un chilometro, chiese l’istituzione di un ufficio secondario al centro del paese. A Polvica vi nacque Lorenzo Lancia nel 1828 e anch’egli, come il maranese Domenico Amanzio, fu un illustre matematico. Il casale nel 1861, appena deposto il regno borbonico, contava circa mille abitanti, ma con l’espansione di Marano nel corso degli anni fu assorbito e quindi avvenne la naturale soppressione. Ciò si verificò altresì per l’antico casale di Carpignano, del quale si narra che sia sorto come avamposto militare atto a contrastare le scorrerie belliche degli ostrogoti prima e dei normanni poi. Il casale, che contava poche case anzi capanne, si sviluppò intorno alla piccola chiesetta di San Giovanni e che a detta del Chianese gli abitanti, in seguito, gravati da numerose gabelle abbandonarono il loco rifugiandosi nella vicina Mugnano. Altri storici invece asseriscono che i carpignanesi abbandonarono il sito in quanto assaliti continuamente dai vari invasori che tentavano di entrare nel regno di Napoli e pertanto decisero di mettersi al riparo oltrepassando le sponde dell’antico canalone che divideva Carpignano da Mugnano. Da ciò può spiegarsi quindi la cessata esistenza del casale. Stretto nell’area tra Melito e Carpignano sorgeva Melitello o Melito piccolo, il quale per la prima volta viene citato in documento del 987; le ipotesi degli storici lo vogliono distrutto dalla peste del 1656. Antonio Jossa Fasano, in “Melito nella storia di Napoli”, riporta quanto asseriva a sua volta il Chianese, che “Melito sarebbe quindi sorto su tutti e due i lati del «fossatum pubblicum» e successivamente si sarebbe riunito in un solo paese quando la strada Regia, passando per quel posto, riunì le due parti in un paese unico. Inoltre, Melito perché troppo piccolo fu detto Melitello e quindi poterlo vendere più facilmente e privarlo degli antichi privilegi fiscali”. Il casale detto Baselica era situato tra Calvizzano e Mugnano. Purtroppo di più non si conosce, tranne che su una cartina del 1908, il casale, viene riportato come masseria, contrariamente a quanto ci riferisce Domenico Chianese nella sua già citata pubblicazione. Già esistente tra il I e il II secolo d.C., e i suoi ritrovamenti archeologici lo testimoniano, Vallesana fu uno degli ultimi casali a sparire. Un tempo fu più ricco e popolato della stessa Marano che nel corso della sua espansione lo assorbì fino a farlo diventare una delle sue tante frazioni. Il mausoleo del Ciaurro, le varie tombe osche, nonché i resti d’una villa rurale d’epoca romana, l’antica cappella di Santa Maria ed il convento dei frati agostiniani, abbattuto nel 1799, divenendo poi l’attuale cimitero di Marano, testimoniano il percorso storico e l’importanza raggiunta da questo luogo. In epoca ducale, nell’elenco dei casali di Napoli, antecedentemente al 1140 viene citato, dallo storico Bartolomeo Capasso, Gragnanello il cui casale doveva trovarsi tra Marano e Calvizzano in un luogo non precisamente determinato, poiché finora non vi è alcuna carta topografica risalente a tale data. Sembra superfluo dire che questi casali vivevano di agricoltura e artigianato come del resto tutti gli altri. Le risorse che offriva il territorio circostante venivano elaborate per il proprio sostentamento e per gli ovvi scambi commerciali. Il tempo e l’espansione dei centri più importanti hanno determinato, in un certo qual modo, la mancata crescita dei casali più piccoli e quindi la loro inevitabile estinzione. Tuttavia non tutto è stato cancellato, di alcuni di questi resta ancora qualcosa, come per Carpignano, l’antica chiesetta di San Giovanni è tuttora funzionante ed è parrocchia (da alcuni anni San Giovanni dipende dalla nuova parrocchia San Nunzio sorta nel rione S. Lorenzo e la messa è celebrata solo la domenica mattina, n.d.r. 2023). Mentre di Vallesana, dell’antico casale, resta ancora molto.

testo di Carmine Cecere

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