L'acqua del Serino

Pur nonostante la vicinanza con il capoluogo, i sette comuni posti a nord, sono sempre stati tagliati fuori dai processi di sviluppo e di modernizzazione a cui, invece, era sottoposta la città di Napoli. A discapito della fascia metropolitana ha influito molto la posizione geografica che questi comuni occupavano e soprattutto il ruolo che la grande metropoli, nel corso dei secoli, per ragioni strategico-militare, gli ha sempre affidato. Succube del centralismo della capitale partenopea, lo sviluppo socio-economico di queste zone è stato ed è tortuoso tuttora. Anche se il volano economico principale di allora consisteva nello sfruttamento delle risorse agricole, i nostri antenati, con mille sacrifici, cercavano di stare al passo coi tempi, tempi sicuramente più duri di adesso. Basti pensare che sul finire del 1800, l’approvvigionamento idrico avveniva ancora attraverso l’uso dei pozzi e dell’acqua piovana raccolta nelle cisterne disseminate in quasi tutti i cortili, servendosene ovviamente per la pulizia personale e per l'uso domestico. Si sfruttavano le acque piovane costruendo le cisterne pubbliche in prossimità di edifici di una certa altezza, come le chiese, e con opere di canalizzazione si convogliava in esse il liquido alquanto prezioso. Una delle prime cisterne esistente sul territorio mugnanese viene menzionata in un documento datato 955 d.C., la cui posizione fu localizzata in Piazza Municipio, a ridosso dell’antica chiesetta di Santa Maria. La svolta, se cosi si può dire, avviene nel 1889 quando i comuni di Chiaiano, Calvizzano, Marano e Mugnano si costituirono in consorzio, affinché potessero usufruire dell’acqua del Serino. L’evidente entusiasmo per l’importante opera cui si apprestavano a realizzare però era limitata solo per le fontane pubbliche e solo per abbeverarsi, l’uso diverso era proibito. Nella cittadella mugnanese il primo zampillo dell’acqua del Serino avvenne nel lontano 1895, era giovedì 23 maggio (evento immortalato nella foto sopra); all’inaugurazione, tenuta in pompa magna, prese parte la cittadinanza tutta e diverse autorità. Le fontane furono disseminate nelle piazze e lungo le strade principali e a “puntone ‘e vico”. Il quotidiano via vai era continuo e gli incaricati a tale servizio erano i ragazzi e le donne, quest’ultime ne approfittavano per intrattenersi volentieri a conversare tra loro. Per approvvigionarsi si usavano i più disparati recipienti: bottiglie, secchi, damigiane e quant’altro. Le piccole fontane erano costituite, quasi sempre, da una semplice struttura, ovvero una colonnina di circa mt.1,20 di altezza, di ghisa o in muratura di tufo. A Mugnano è tuttora esistente quella nella piazza principale e da pochi anni, invece, è stata ripristinata quella in Piazza Brando e in Via Napoli. Altre, purtroppo, sono state soppresse, come quella di Largo Maio e quella di Largo Chianese, l’attuale Piazza Dante, nonché quella in Via dell’Orologio, l’odierna Via 4 Martiri. L’importo per la costruzione dell’impianto, per quanto riguardò Mugnano, fu di lire 36.758, e non pochi furono i problemi nell’estinzione di fatture insolute da saldare alla Società dell’Acquedotto. Per ovviare al consumo eccessivo si optò per la sostituzione dei rubinetti di tutte le fontanine, ovvero quelli a getto continuo lasciarono il posto a quelli a getto intermittente automatico. La fornitura fu a cura della ditta Segalli di Milano, con un costo pari a L.45. La maggior parte della popolazione mugnanese, nel 1901, si approvvigionava dell’acqua del Serino grazie appunto alle fontanine disseminate sul territorio, tranne però pochi privilegiati, ovvero di alcune famiglie agiate dell’epoca, che ottennero il permesso per un impianto a domicilio, come per l’allora Sindaco Capece Minutolo, la famiglia Capasso Giuseppe e Pasquale e la famiglia Chianese. Per uso industriale fu autorizzato il signor De Liso Francesco, il quale prelevava, quotidianamente, circa 28 barili d’acqua per il suo molino a vapore, con una rata mensile di lire 14,80. Con delibera di Giunta n° 126 del 26 luglio 1904, su espressa richiesta della fondatrice dell’Istituto Sacro Cuore di Gesù, Suor Maria Pia Brando, le si concesse l’installazione, nel cortile del plesso da lei diretto, di una presa d’acqua con prelievo giornaliero di circa 500 litri e per la durata di cinque anni. Anche la Parrocchia di San Biagio, nel 1908, su richiesta dell’allora parroco Nicola Cipolletta, si collegò alla rete idrica del Serino con un solo rubinetto posto nella vecchia sagrestia e con un prelievo giornaliero di circa cento litri, stipulando un contratto di cinque anni.

La facciata dell'antica Casa 
comunale in una foto degli anni 40/50.
Foto di donna Ninetta Maione.


testo di Carmine Cecere

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