Mugnano inizi 1900


Com’era Mugnano agli inizi del XX secolo? In taluni casi lo si può solo immaginare attraverso la lettura di quanto i nostrani cultori locali ci hanno lasciato. Il reverendo Gargiulo, dalle pagine del suo “Le foglie non parlano”, definiva Mugnano un paese tranquillo, avente nulla di pittoresco ma con il suo piccolo centro abitato immerso, direi sommerso, nell’immensa distesa di verde cui caratterizzava non solo Mugnano ma anche gli altri paesi vicini. Le piccole viuzze che attraversavano le poche case si perdevano nei campi circostanti e la vita si svolgeva tutta intorno alla piazza principale. Nei bassi all'interno dei cortili dei palazzi vi erano poche comodità, forse quasi nulla. I pochi rudimentali attrezzi per la casa, visto che i nostri elettrodomestici erano ancora di là da venire, si contavano sulle dita di una sola mano, ovvero; un ferro da stiro che per riscaldarlo si metteva sui carboni della cucina oppure vi era un altro tipo i cui carboni si mettevano all'interno; i più fortunati avevano anche il macinino per il caffè e per illuminare la casa o la sola stanza vi erano le candele o le lampade ad olio. Nei primi anni del XX secolo il paese era composto da cinquemila anime ed il governo cittadino era tenuto dal sindaco Fabrizio Capece Minutolo, discendente della nobile famiglia napoletana. Tra gli scranni della Giunta e del Consiglio, come si evince dall’elenco che segue, sedettero notabili e personaggi meno autorevoli. Vallefuoco Sac. Giuseppe, Vallefuoco notar Giuseppe, Felice De Magistris, Cirino Carmine, Napolano Giovanni, Grasso Vincenzo, Cozzolino avv. Francesco, Imperatore Francesco, Cipolletta Costantino, Liccardo Biagio, Taglialatela Mattia, Cirino Salvatore fu Giuseppe, Tafuri Angelo, Capasso cav. Pasquale, De Magistris Lucio (1853-1913), Cacciapuoti Antonio, Chianese Francesco, Giannetti avv. Santolo fu Filomeno. La commissione per la “tassa focatico” del 1902 così si componeva: Capasso Giuseppe fu Biagio, Biondi Tommaso di Giuseppe, Cipolletta Cristofaro fu Mattia, Cacciapuoti Luigi fu Angelo, De Magistris notar Beniamino fu Guglielmo, Vallefuoco Bernardo fu Francesco. La Commissione censuaria del 1901 fu affidata, per elezione, al sindaco Capece Minutolo e all’Ing. Aiello Raffaele come Commissario supplente. La tesoreria comunale era affidata a Tommaso Biondi; la sanità cittadina era gestita dall’Ufficiale sanitario dott. Carlo Luigi De Magistris e la levatrice condotta era Caterina Verdicchio in seguito Francesca Capasso (Foto sopra); l’Ufficiale postale era, invece, Giovanni De Magistris, coadiuvato dal fattorino telegrafico Giuseppe Palumbo e dal figlio, di questi, Biagio, successivamente. L'ufficio postale era composto da un solo locale e fino al 1915 si trovava in Via Tommaso Senise, già Via Orologio, poi Via Aurelio Padovani nel ventennio fascista e oggi Via 4 martiri. La carica di Esattore comunale, in quegli anni, fu ricoperta da Vincenzo Venturiero il quale ebbe la collaborazione del messo Chiacchio Eduardo. L’ufficio tecnico comunale fu affidato al professor Gaetano Zambrano, docente della Scuola Agricola di Portici. La Guardia municipale era affidata a Palumbo Domenico; Imperatore Nicola e Biondi Francesco erano invece guardie campestri. All’epoca la pressione fiscale sull’economia era regolata dal dazio ed il Comune disponeva di quattro barriere daziarie installate sulle principali vie d’accesso sotto il controllo continuo di agenti daziari. Eccovi i nominativi di alcuni di essi: Cozzolino Federico, Napolano Antonio, Passarelli Domenico, Cipolletta Luigi, Vallefuoco Giovanni, Gargiulo Nicola, Cipolletta Benedetto, Passarelli Giuseppe e Cacciapuoti Saverio; il loro capo ufficio era un tal Antonio Pagliara. Mugnano a quei tempi non aveva ancora un edificio scolastico ma solo poche aule ricavate in edifici civili presi in affitto. Uno dei pochi maestri che le carte menzionano è il sacerdote Antonio Cipolletta, mentre i bidelli delle classi maschili furono Concetta Paolone e Giuseppe Di Maro. A differenza di adesso la sede comunale aveva un solo usciere, Francesco Seguino, il quale svolgeva molteplici mansioni: dall’annunziare coloro che chiedevano udienza con il sindaco, alle pulizie negli uffici. Per il pubblico spezzamento vi erano tre spazzini: Migliaccio Antonio, Schiattarella Giuseppe e Liccardo Domenico. La pubblica illuminazione, allora con lampade a petrolio, veniva curata dall’accenditore Francesco Del Monaco e dal suo aiutante Francesco Schiattarella. A rifornire il Comune del petrolio necessario era il rivenditore Amoroso Silvestro, mentre le lampade venivano riparate dallo stagnino Gabriele Pirozzi. L’addetto alla manutenzione dell’orologio comunale, quello che era affisso sul palazzo del Comune, si chiamava Vincenzo Salluzzo. Mentre l’idraulico che si curava della manutenzione delle fontane e dell’acquedotto era un tal Apice Salvatore. Tutto il materiale di cancelleria che serviva per l’amministrazione comunale, per molto tempo, venne acquistato presso la tipografia Giuseppe Donadio di Giugliano. L’acquisto, da parte del Comune, dei medicinali per i poveri veniva effettuato presso le Farmacie Cante e Giannetti (Delibera pagamento medicinali). Per i generi di conforto, come caffè e sigari, gli impiegati comunali, nonché gli stessi assessori e consiglieri, si servivano presso la caffetteria di Giuseppe Liccardi e dal tabaccaio Michele Granata. La mancanza di trasporti adeguati, durante il primo decennio del ‘900, venne compensata da un folto numero di vetturini, i quali risultano essere i seguenti: Giaccio Giuseppe, Iacolare Sabatino, Cipolletta Domenico, Attanasio Antonio, Giaccio Biagio, Mangione Francesco, Di Bernardo Giovanni, Iacolare Pasquale, Giaccio Pasquale e Schiattarella Francesco. Il principale luogo di stazionamento era la piazza principale, nella quale però veniva fatto divieto di svolgere attività di lavaggio dei cavalli e tanto meno le riparazioni alle vetture. Sovente ci si imbatteva, per le strade del paese, nel copioso gregge di capre dei Maisto, il cui Francesco forniva una vasta clientela del latte delle sue amate creature. 

Francesco Maisto in
Via Don Rolando Rossetti
Sul finire degli anni '90 


testo di Carmine Cecere

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