Cognomi nostrani

Nell’antica Grecia per identificare una persona, oltre al nome proprio, si usava il nome del padre e il luogo d’origine. I romani, sul finire dell’epoca repubblicana, adottarono un nuovo “elemento distintivo, atto ad identificare due diverse persone aventi lo stesso Nomen ed appartenenti alla stessa Gens quindi adoperarono dei Cognomen o soprannomi che facevano riferimento a caratteristiche fisiche, al colore dei capelli, alla balbuzie, al candore della pelle, oppure a fatti che avevano caratterizzato la loro esistenza o a nomi di popoli che avevano vinto o di campagne militari che avevano effettuato o al loro luogo di provenienza e così via”. All’indomani della caduta dell’Impero romano, si ritornò ad identificare le persone col solo nome proprio. Con le continue invasioni barbariche, nel 476, e il diffondersi della cristianità si ebbe la divulgazione di nomi nuovi che permisero la facile distinzione delle persone. La grande crescita demografica che si ebbe in Europa tra il X e l’XI secolo rese necessaria l’introduzione di un altro nome per poter facilmente riconoscere i singoli individui e quindi le famiglie a cui appartenevano. Per evitare matrimoni consanguinei, la Chiesa, con il Concilio di Trento del 1564, sancì l’obbligo dei registri di battesimo nei quali i parroci erano tenuti a riportare nome e cognome dei battezzati. Cosa che fecero tutti i ministri delle chiese del circondario e ciò è riscontrabile in tutti gli archivi parrocchiali. I processi che si sono sviluppati nel nostro territorio, in merito ai cognomi, sono pressappoco gli stessi maturati a carattere universale, eccezion fatta per i tibetani e gli abitanti dell’isola di Java. In passato, e i più vecchi ne sono a conoscenza, erano diffusi i soprannomi e una buona percentuale degli abitanti di tutti i paesi dell’area ne aveva uno, oltre ai tanti altri appellativi. Ricordo che un mio zio, i suoi due primogeniti, non li chiamava mai con i propri nomi, ma bensì: “’O ninno e ‘a nenna”. Diversi sono i cognomi che nel corso dei secoli hanno subito trasformazioni fin raggiungendo l’attuale originalità. I cognomi più diffusi a Giugliano sono: al primo posto i Russo, seguono Palma, Pirozzi, D’Alterio, Ciccarelli, Esposito, Maisto, Mallardo, Pennacchio ed infine Di Nardo. In tutta Italia i Russo risultano essere 36335. A Melito, invece, al primo posto troviamo Esposito, seguito da Marrone, Guarino, Maisto, Cecere, Marano, Chianese, Russo, Pellecchia e Caiazza. Gli Esposito in tutta Italia ne sono 26433. Anche a Marano il cognome più diffuso risulta Esposito che precede Napolano, Di Maro, Simeoli, De Rosa, Moio, Cerullo, Russo, Marra e Baiano. I Napolano in Italia ne sono 441. Nella piccola ma laboriosa Calvizzano al primo posto vi è Ferrillo, seguito da Trinchillo, Cavallo, Felaco, Salatiello, Visconti, De Rosa, Di Marino, Napolano ed infine Chianese. Ne sono 215 i Ferrillo in Italia. Al primo posto dei cognomi più diffusi a Qualiano troviamo Cacciapuoti, poi Granata, D’Alterio, Russo, Sgariglia, Vallefuoco, Pennacchio, Esposito, Mauriello, Palma. I Cacciapuoti in tutta Italia ne sono 794. A Villaricca invece troviamo al primo posto De Rosa, seguito da Cacciapuoti e poi da Granata, Castellone, Esposito, Pirozzi, Russo, Mauriello, Ciccarelli ed infine Chianese. In Italia i De Rosa ne sono 7065. Il cognome più diffuso a Mugnano risulta essere Liccardo, subito dopo troviamo Migliaccio, seguito da Vallefuoco, Chianese, Esposito, Capasso, Cipolletta, Sarnataro, Grasso e De Rosa. I Liccardo in Italia ne sono 761. Si sa che molti dei cognomi italiani sono alquanto stravaganti, alcuni sono simpatici altri divertenti, altri ancora curiosi, taluni addirittura ridicoli e imbarazzanti come quello infelice del politico Mastronzo che fu costretto a tramutarlo in Mastranzo. Infatti ciò è possibile in virtù del D.P.R. 396 del 2000, il quale, in parte, sostituisce il Regio Decreto del 1939. La competenza è del Prefetto ed è colui che autorizza, su richiesta dell’interessato, il cambiamento del cognome una volta appurato che “questo sia ritenuto ridicolo, vergognoso o rivelante l'origine naturale”. Gli studi antroponimici riguardo il nostro territorio sono alquanto scarsi o per nulla esistenti, ma a carattere internazionale diversi sono stati gli studiosi che si sono inerpicati verso l’ingarbugliata matassa dei cognomi e del loro significato che per la maggior parte di essi resta inspiegabile. Pertanto non vanno dimenticati: il berlinese Gerhard Rohlfs, Dante Olivieri, Karl Michaëlsson, Olof Bratto e Gianfranco Folena.

Foto tratta da Focus.it  (clicca per ingrandirla)

testo di Carmine Cecere

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