lunedì 31 luglio 2023

I primi Sindaci delle Università a nord di Napoli

Nella Roma antica il termine Municipium definiva le comunità italiche autonome diffuse nelle province. Il governo dei "municipia" era tenuto dai magistrati detti anche quadriumviri i quali, a loro volta, erano assistiti dai decurioni. Nel Regno di Napoli, dal medioevo e fino al XVIII secolo, i centri abitati di una certa rilevanza numerica venivano denominati Università. Il governo di questo istituto veniva affidato a persone di oneste virtù morali detti Maestri giurati i quali venivano scelti tra il popolo, con l’esclusione da parte degli ecclesiastici e di quanti appartenessero alla classe dei nobili. Ciò fu quanto stabilito, nel 1277, da Carlo I d’Angiò, e cosa a cui, però, nel corso degli anni non si diede più conto e le cariche pubbliche, addirittura, venivano vendute. La carica durava un anno ed il loro mandato consisteva nell’amministrare le finanze o la giustizia, per la quale però vi era un supervisore, detto Giustiziere provinciale; mentre i Capitani del re erano addetti alla supervisione delle finanze e ad assicurare, qualora sarebbe stato necessario, anche l’ordine pubblico. Vi erano Università feudali, ovvero sottoposte al giogo di un feudatario e Università sotto il diretto dominio della corona le quali beneficiavano di maggiore libertà e di maggiori privilegi. Già a partire dal XIII secolo i sette comuni della cinta nord si fregiarono dell’appellativo di Universitas Civium, eleggendo i propri sindaci e gli eletti in presenza del baiulo, ovvero colui che era chiamato a rappresentare il re o il signore del feudo, dopodichè si poteva amministrare in piena autonomia, o quasi. Il pubblico parlamento si celebrava nella piazza principale o sul sagrato della chiesa parrocchiale di ogni casale, e veniva chiamato a raccolta dai rintocchi della campana. Dall’eccellentissimo lavoro di Giuseppe Capasso “Mugnano e Carpignano, la storia attraverso i documenti” ricaviamo note degne dei migliori storici. L’autore riporta il nome di uno dei primi sindaci della comunità mugnanese, un tal Antonio Migliaccio, il cui mandato risale al 1653. Dal superbo lavoro del compianto Giuseppe Barleri “Marano tra dominazioni e rivolte” veniamo a conoscenza che a governare il casale di Marano, nel 1578, vi era Gio:Tomase Caranante, coadiuvato dagli eletti Leonardo Caranante e Antonio de Lajerno. Nella Qualiano del 1678, sindaco era un tal Pietro Cacciapuoti. Il feudatario di Panicocoli (Villaricca), Antonio Parisio, nel 1653, accolse la richiesta della cittadinanza di reggersi a comune per la quale venne eletto il primo sindaco e i due decurioni. Purtroppo gli antichi dati sono andati persi e l’elenco dei sindaci parte dal 1816, quando a governare il piccolo paesello vi era Filippo D’Alterio. Gli eletti della Calvizzano del 1669, risultano essere un tal Stefano Faticati e Andrea de Sonna: governatore, invece, fu Giacomo Buyl, alfiere spagnolo. Nel 1745, sotto il regno borbonico di Carlo III, Melito era amministrata dal Sindaco Stefano Lombardi. La Giugliano secentesca, invece, vede al governo della città nientemeno che Giambattista Basile, su nomina del duca Galeazzo Pinelli il quale divenne padrone del casale nel 1536. L’ordinamento cui definiva le caratteristiche del Comune ebbe vita con il decreto legislativo del 1859 emanato da Urbano Rattazzi, uomo politico ben visto dalla casa reale. La legge fu da molti contestata in quanto faceva convergere sullo stesso Stato molti dei suoi poteri, escludendo, tra l’altro, l’ipotesi della costituzione delle Regioni e deludendo, così, quanti aspiravano all’autonomia dei governi locali. La legge fu promulgata nell’ambito dell’approvazione del “Codice Amministrativo” con nr.2248 del 20 marzo del 1865; denominata Legge comunale e provinciale del Regno d’Italia.


(Foto sopra: Giambattista Basile, il quale fu sindaco (governatore)  di Giugliano per conto del duca Pinelli). Immagine tratta da Wikipedia.


testo di Carmine Cecere

 

 

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