giovedì 27 luglio 2023

Cronache d’altri tempi nei comuni a nord di Napoli

Pur essendo sette piccoli casali, i comuni del nostro territorio, non erano immuni a fatti di cronaca. Talvolta tragici, talvolta sorprendenti. Tuttavia scarse e scarne sono le fonti da cui si è potuto attingere quel poco di quanti, nel corso delle varie epoche si sono improvvisati provetti cronisti del proprio tempo raccogliendo vicende umane, nonché problematiche sociali e talvolta politiche che, allora come adesso, attanagliavano la vita di questo territorio. Tra le ingiallite carte degli appassionati cultori di storia locale scorre quella linfa che irrora la passione per la conoscenza del passato. Passato che non è fatto solo di grandi eventi o di stravolgimenti, ma soprattutto di attimi di vita quotidiana, di un susseguirsi di gesti, di sentimenti, di umanità. Come ne è pieno il diario redatto dal villaricchese Giulio de Alterio, cappellano della chiesa di San Mattia di cui ce ne parlano Pirozzi e Scarpato nella loro pubblicazione degli anni ottanta. Nella seicentesca Panicocoli, tratto dalla omonima pubblicazione, accadeva: «Pentecoste del 2 giugno 1673. Nicola Corse figlio di Michele di anni tre scarsi ha pigliata la sorella di mesi 3 da dentro la connola e la portata a gettare dentro la latrina et è morta». Nella notte del 2 settembre dello stesso anno, invece, una tempesta di notevole consistenza sradicò numerosi alberi in tutto il circondario, la zona venne completamente allagata e circa 1500 botti, contenente vino, andarono distrutte. Alle prime luci di martedì 30 luglio 1675 Villaricca fu invasa da una carovana di circa 70 zingari i quali si accamparono davanti la chiesa parrocchiale per poter svolgere, secondo le proprie usanze, i funerali di due loro appartenenti. Dopo il rito religioso, celebrato dal parroco, iniziò una cerimonia che durò circa due giorni, nei quali, ininterrottamente, si danzò a ritmo dei tipici suoni zigani, consumando un sostanzioso e succulento pranzo. « L’8 settembre del 1694, giornata della Beata Vergine giorno di mercoledì ad hore 18, meno un quarto è stato un terremoto simile a quello dell’anno ’88 con grannissimo danno della città, ma sensa morte di persone di Napoli et non posso scrivere i danni verso Basilicata et altri luochi con essere cascati terre (intere) et morte di tutti habitanti». Nel 1686, in seguito ad un violento temporale le acque che dalla collina dei Camaldoli si riversarono nella pianura sottostante travolsero il casale di  Marano e gli altri casali vicini, causando diversi danni a cose e a persone; difatti un giovane maranese, travolto dalla furia delle acque, fu trovato cadavere nelle campagne di Mugnano. La domenica delle Palme del 1700 ci fu una nevicata eccezionale che per quattro giorni consecutivi i bambini del paese giocarono, ininterrottamente, a lanciarsi  palle di neve. Alcuni nobili di Mugnano, ovvero i figli di Prospero Caracciolo, sostennero i moti popolari del 1647 rischiando, così, di finire sulla forca. Mentre nello stesso periodo i rivoltosi maranesi distrussero i beni della principessa Catarina Manriquez, figlia del Marchese di Cirella e amante di Filippo IV di Spagna la quale scappò dal suo feudo di Marano per mettersi in salvo. Litigi e incomprensioni non mancarono nemmeno nella Mugnano di fine settecento, allorquando il principe Zurlo, antico proprietario dell’attuale palazzo Capasso di Via Chiesa, trascinò innanzi la Corte della Vicaria alcuni cittadini che, a suo dire, depositavano materiale facilmente infiammabile davanti l’ingresso del suo palazzo, mettendo, così, in pericolo i suoi beni. La sera del 28 giugno del 1799, a Calvizzano in Via Case Nuove, fu catturato l’ammiraglio Francesco Caracciolo, sostenitore della breve Repubblica Partenopea. Nella Calvizzano della “Bella epoque” nasce il biscottificio Gagliardi, rinomato in tutta Napoli e provincia. Oggi nei locali del prestigioso opificio vi è la biblioteca comunale. Il  6 giugno del 1934, Calvizzano addobbata con i vessilli savoiardi ed una folla festante, con la fanfara che suonava “l’inno del Piave” accolse, per l’inaugurazione del tanto atteso monumento ai caduti, il Principe di Piemonte Umberto II di Savoia. Tragico, invece, fu  il 24 giungo del 1934, giorno nel quale persero la vita quattro giovani mugnanesi annegati nelle acque del lago Patria. Nello stesso anno Benito Mussolini premiava Vincenzina Marfella, mugnanese, la quale fu proclamata “La Madre napoletana” in quanto mamma di tredici figli. All’indomani del 8 settembre del 1943, i partigiani maranesi ebbero diversi scontri a fuoco con le truppe tedesche di stanza nel nostro territorio; gli ardimentosi nostrani, ai comandi del tenente Silvestri, misero fuori uso alcuni depositi contenenti munizioni e pezzi di ricambio di aerei nascosti in alcune cave del maranese. La difficile ripresa politica e sociale del dopoguerra fu affidata al Democristiano Alcide De Gasperi, il quale, nelle vesti di Primo Ministro della nascente Repubblica Italiana, visitò Mugnano il 4 febbraio del 1951. Ad accoglierlo ci furono i membri delle locali sezioni della D.C. dell’intero circondario. La piazza del paese era stracolma di gente che aveva riposto la propria speranza in colui che doveva contribuire alla rinascita di un mezzogiorno in bilico sull’orlo del baratro.

(Foto tratta dal Web: il "Monitore Napolitano", diretto da Eleonora de Fonseca Pimentel)

testi di Carmine Cecere


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