Pur
essendo sette piccoli casali, i comuni del nostro territorio, non erano immuni
a fatti di cronaca. Talvolta tragici, talvolta sorprendenti. Tuttavia scarse e
scarne sono le fonti da cui si è potuto attingere quel poco di quanti, nel
corso delle varie epoche si sono improvvisati provetti cronisti del proprio tempo raccogliendo vicende umane, nonché problematiche sociali e talvolta politiche
che, allora come adesso, attanagliavano la vita di questo territorio. Tra le
ingiallite carte degli appassionati cultori di storia locale scorre quella
linfa che irrora la passione per la conoscenza del passato. Passato che non è
fatto solo di grandi eventi o di stravolgimenti, ma soprattutto di attimi di
vita quotidiana, di un susseguirsi di gesti, di sentimenti, di umanità. Come ne
è pieno il diario redatto dal villaricchese Giulio de Alterio, cappellano della
chiesa di San Mattia di cui ce ne parlano Pirozzi e Scarpato nella loro
pubblicazione degli anni ottanta. Nella seicentesca Panicocoli, tratto dalla
omonima pubblicazione, accadeva: «Pentecoste del 2 giugno 1673. Nicola Corse
figlio di Michele di anni tre scarsi ha pigliata la sorella di mesi 3 da dentro
la connola e la portata a gettare dentro la latrina et è morta». Nella notte
del 2 settembre dello stesso anno, invece, una tempesta di notevole consistenza
sradicò numerosi alberi in tutto il circondario, la zona venne completamente
allagata e circa 1500 botti, contenente vino, andarono distrutte. Alle prime
luci di martedì 30 luglio 1675 Villaricca fu invasa da una carovana di circa 70
zingari i quali si accamparono davanti la chiesa parrocchiale per poter
svolgere, secondo le proprie usanze, i funerali di due loro appartenenti. Dopo
il rito religioso, celebrato dal parroco, iniziò una cerimonia che durò circa
due giorni, nei quali, ininterrottamente, si danzò a ritmo dei tipici suoni
zigani, consumando un sostanzioso e succulento pranzo. « L’8 settembre del 1694,
giornata della Beata Vergine giorno di mercoledì ad hore 18, meno un quarto è
stato un terremoto simile a quello dell’anno ’88 con grannissimo danno della
città, ma sensa morte di persone di Napoli et non posso scrivere i danni verso
Basilicata et altri luochi con essere cascati terre (intere) et morte di tutti
habitanti». Nel 1686, in seguito ad un
violento temporale le acque che dalla collina dei Camaldoli si riversarono
nella pianura sottostante travolsero il casale di Marano e gli altri
casali vicini, causando diversi danni a cose e a persone; difatti un giovane
maranese, travolto dalla furia delle acque, fu trovato cadavere nelle campagne
di Mugnano. La domenica delle Palme del 1700 ci fu una nevicata
eccezionale che per quattro giorni consecutivi i bambini del paese giocarono,
ininterrottamente, a lanciarsi palle di
neve. Alcuni nobili di Mugnano, ovvero i figli di Prospero Caracciolo,
sostennero i moti popolari del 1647 rischiando, così, di finire sulla forca.
Mentre nello stesso periodo i rivoltosi maranesi distrussero i beni della
principessa Catarina Manriquez, figlia del Marchese di Cirella e amante di
Filippo IV di Spagna la quale scappò dal suo feudo di Marano per mettersi in
salvo. Litigi e incomprensioni non mancarono nemmeno nella Mugnano di fine
settecento, allorquando il principe Zurlo, antico proprietario dell’attuale
palazzo Capasso di Via Chiesa, trascinò innanzi la Corte della Vicaria alcuni
cittadini che, a suo dire, depositavano materiale facilmente infiammabile
davanti l’ingresso del suo palazzo, mettendo, così, in pericolo i suoi beni. La
sera del 28 giugno del 1799,
a Calvizzano in Via Case Nuove, fu catturato
l’ammiraglio Francesco Caracciolo, sostenitore della breve Repubblica
Partenopea. Nella Calvizzano della “Bella epoque” nasce il biscottificio
Gagliardi, rinomato in tutta Napoli e provincia. Oggi nei locali del
prestigioso opificio vi è la biblioteca comunale. Il 6 giugno del 1934, Calvizzano addobbata con i
vessilli savoiardi ed una folla festante, con la fanfara che suonava “l’inno
del Piave” accolse, per l’inaugurazione del tanto atteso monumento ai caduti,
il Principe di Piemonte Umberto II di Savoia. Tragico, invece, fu il 24 giungo del 1934, giorno nel quale persero
la vita quattro giovani mugnanesi annegati nelle acque del lago Patria. Nello
stesso anno Benito Mussolini premiava Vincenzina Marfella, mugnanese, la quale
fu proclamata “La Madre
napoletana” in quanto mamma di tredici figli. All’indomani del 8 settembre del
1943, i partigiani maranesi ebbero diversi scontri a fuoco con le truppe
tedesche di stanza nel nostro territorio; gli ardimentosi nostrani, ai comandi
del tenente Silvestri, misero fuori uso alcuni depositi contenenti munizioni e pezzi
di ricambio di aerei nascosti in alcune cave del maranese. La difficile ripresa
politica e sociale del dopoguerra fu affidata al Democristiano Alcide De
Gasperi, il quale, nelle vesti di Primo Ministro della nascente Repubblica
Italiana, visitò Mugnano il 4 febbraio del 1951. Ad accoglierlo ci furono i membri
delle locali sezioni della D.C. dell’intero circondario. La piazza del paese
era stracolma di gente che aveva riposto la propria speranza in colui che doveva
contribuire alla rinascita di un mezzogiorno in bilico sull’orlo del baratro.(Foto tratta dal Web: il "Monitore Napolitano", diretto da Eleonora de Fonseca Pimentel)
testi di Carmine Cecere
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