giovedì 27 luglio 2023

Basile e "lo Cunto" di Napoli nord

Immaginate Giambattista Basile in groppa al suo ronzino che se ne va scorrazzando per i nostri Casali tra i boschi e le selve cui, sicuramente, contribuirono alla creazione del suo mondo fantastico. L’immenso mare di verde sottostante la collina dei Camaldoli e i remoti anfratti furono, probabilmente, lo scenario in cui, il Basile, incastonò le sue perle fiabesche: spianando così la strada alla favola moderna. La data e il luogo di nascita, da sempre incerto, dell’autore de “Lo Cunto de li cunti” è stata determinata in seguito al ritrovamento di un documento, nel quale risulta che Gian Alesio Abbattutis ovvero Giambattista Basile ebbe i natali nella cinquecentesca Giugliano il 25 febbraio 1566. Come ce ne riferisce Emmanuele Coppola nel suo “Giambattista Basile nacque a Giugliano nel
1566”, pubblicato nel 1985. Il Basile, forse, spinto dall’amore per l’avventura, nel primo decennio del 1600, si arruolò nell’esercito della repubblica veneziana di stanza a Creta. In Italia, invece, fu al servizio delle corti di Acerenza, Avellino, Napoli e Mantova. A Mantova, al servizio della corte ducale di Vincenzo Gonzaga, vi lavorò anche la sorella Adriana, la quale fu una cantante richiestissima e molte delle opere da lei cantate, tra cui i madrigali, furono scritte da Giambattista e musicate, forse, dal fratello Donato. Il Basile fu membro dell’Accademia degli Oziosi diretta da Giambattista Manso, biografo di Torquato Tasso, e di quella degli Stravaganti. L’illustre letterato fu, per conto dell’amministrazione vicereale, governatore di Avellino nel 1619, dal 1621 al 1622 in Basilicata, nel 1626 ad Aversa; nel 1631 divenne governatore di Giugliano, su nomina del duca Galeazzo Pinelli. Il suo amore viscerale per la letteratura lo impegnò al componimento di diverse opere, tra le quali: “Smorza crudel Amore” Villanella, messa in musica e pubblicata da Giovan Domenico Montella nel 1605; “Il pianto della vergine” (1608) raccolte di madrigali e ode; “Ritratti delle più belle dame napolitane ritratte da' lor propri nomi in tanti anagrammi”; “Le avventurose disavventure” 1613. L'opera, postuma del 1635, le egloghe delle “Muse napoletane”. “La Venere addolorata, un dramma per musica in cinque atti; ed infine “Lo trattenimento de’ peccerille” detto anche Pentamerone, in quanto la costruzione narrativa ha una struttura simile a quella boccacciana del Decamerone. I racconti in esso contenuti sono senz’altro attinti dalla tradizione popolare ma magistralmente elaborati. Il mondo fantastico del “Lo Cunto de li cunti” ispirò le fiabe del francese Charles Perrault, il quale nel 1697 pubblicò i Racconti di mamma Oca , nella cui raccolta vi era la fiaba di “Cenerentola” e quella de “La bella addormentata nel bosco”. Senza tralasciare quelle tedesche dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm nell’ottocento: i quali crearono, o meglio ancora svilupparono l’inossidabile “Biancaneve e i sette nani”. La topografia che evince da alcuni racconti del Pentamerone riguarda senz’altro il nostro territorio oltre ad altrettante zone di Napoli. Il racconto di “Mortella” è ambientato nell’antico casale di Miano;  quello di “Peruonto” nella paludosa Casoria e in quello delle “tre fate” è citata Panicocoli. Mentre in Cagliuso è menzionata Melito, precisamente le cinque vie. Nel racconto dal titolo “Il mercante” il Basile fa fare una sosta, al protagonista, nella “Taverna del Pisciaturo”. Il luogo è palesemente riportato da diverse carte topografiche. Una risale al 1793 e attesta che tale posto ricadeva nel territorio di Mugnano, sull’antica strada che conduceva a Chiaiano e Piscinola. La storia narra che un certo “Cienzo rompe la testa ad un figlio del re di Napoli, durante una sassaiola, e per questo è costretto a fuggire dalla sua città. Saputo che la figlia del re di Perditesta è nelle grinfie di un dragone lo uccide e libera la fanciulla, che dopo mille peripezie la sposa; ma affatturato da una femmina, è liberato dal fratello, che, dopo averlo ucciso per gelosia, scopre innocente e con una certa erba lo fa tornare in vita”. Quindi potremmo asserire che le fiabe dell’illustre Basile, anche se con un velo di dubbio, in parte sono nate nel nostro territorio per lo meno il paesaggio ha contribuito alla costruzione del mondo fantastico del padre della favola. L’opera de “Lo cunto de li cunti” fu data alle stampe, dalla sorella Adriana, nel 1634 a due anni dalla scomparsa dell’illustre giuglianese.

Giambattista Basile
(Benedetto Croce asserì che nacque a Napoli, Quartiere Posillipo, nel 1575;
Il giornalista giuglianese Emanuele Coppola dà i natali a Giugliano nel 1566.
Foto tratta dal sito web "Cose di Napoli" dell'Associazione di propaganda turistica e culturale
APT Napoli)

(Foto sopra: tratta dal sito "Laboratorio Stabile di Teatro, Brochure della rappresentazione "La gatta Cenerentola")

testo di Carmine Cecere

 

Nessun commento:

Posta un commento