venerdì 7 aprile 2023

I Fujenti e la Vergine dell'Arco

Il conte di Sarno, Nicola d'Alagno, Gran Giustiziere del regno di Napoli, quel lunedì di Pasqua del 1450, trovandosi nella contrada Arco, in prossimità di Santa Anastasia, fu attratto da una folla rumoreggiante. Avvicinatosi si rese conto che i presenti stavano malmenando un giovane, allora il militare chiese il perché di tale accanimento. Era successo che mentre si stava giocando a palla-maglio, uno dei partecipanti, bestemmiando e preso dall’ira, scaraventò una boccia contro un’ edicola votiva posta nelle immediate vicinanze, colpendo la guancia sinistra dell’immagine della Vergine Maria cui era rappresentata. Lo stupore fu che, immediatamente, sulla parte colpita si formò un livido da cui fuoriusciva sangue. Pertanto si narra che, calmata la folla e constatato il miracolo, il conte, processato il reo, lo fece impiccare al ramo di un tiglio che si seccò poi in poco tempo. Altri invece raccontano che fu la gente stessa a condannare e giustiziare il colpevole e che tiratolo su per impiccarlo, il ramo del tiglio si spezzò ed il ragazzo scappò via. Il culto alla Madonna dell’Arco fu immediato e i primi fedeli che accorsero, sicuramente, furono numerosissimi. La piccola edicola, contenete l’immagine miracolosa, fu “dichiarata Rettoria con beneficio canonico, senza cura pastorale, ed i Rettori erano nominati dalla Sede Apostolica”. La devozione per la Vergine di Santa Anastasia si diffuse in tutta la regione ed oltre, e nell’arco di circa sei secoli i miracoli e le grazie si contano a migliaia. Un evento eccezionale accadde il 25 marzo del 1675, sulla guancia ferita della sacra immagine, intorno alla lividura, apparve una luce e introno al capo della Madonna luccicavano numerose piccole stelle. A constatare tale prodigio giunse, da Napoli, finanche il vicerè Antonio Alvarez D’Astorga, il quale inviò al re di Spagna una riproduzione dipinta dell’accaduto. Anche papa Benedetto XIII, in seguito, visitò il sacro luogo per constatare l’eccezionale evento. Così da quel lunedì del 1450, milioni di pellegrini e centinaia di paranze di Fujenti affollano il sagrato del santuario vesuviano. All’alba di ogni lunedì in Albis, le tante associazioni, dedicate alla Madonna dell’Arco, invadono, con il loro folclore secolare ed il loro essere fedeli, le strade delle proprie città. I manifestanti, con la loro classica tenuta bianca e con la fascia rossa o azzurra messa di traverso, preceduti dal “priore”, si dirigono verso il santuario alternandosi con canti e particolari danze. Le associazioni presenti nell’area metropolitana partenopea sono molteplici: Mugnano, Calvizzano, Melito, Marano, Villaricca, vantano numerose adesioni e antichi e prestigiosi sono i gruppi o le paranze che organizzano i carri allegorici raffiguranti l’immagine della Vergine venerata. I più rinomati sono gli appartenenti alla famiglia D’Alterio e delle due famiglie Pennacchio di Giugliano, denominate “Quartorola” e “Mezzone”, le quali, un tempo, allestivano i propri carri con materiali semplici: con frasche, drappi e statuette, trainati da cavalli o buoi. Oggi invece tali carri sono allestiti con mezzi moderni e trainati con veicoli a motore. Diversi sono gli artisti che offrono il loro contributo nel dipingere le gigantesche tele che le paranze agitano durante le loro particolari danze, uno di questi è il pittore Poloni di Mugnano (Foto aprile 2006 inizio pagina). Le paranze di Marano e non solo, il lunedì in Albis, oltre a recarsi presso il santuario di Santa Anastasia, fanno tappa a Vallesana, in onore della Madonna della Cintura, la cui ricorrenza si festeggia il giorno successivo. La fase più suggestiva, ciò è quanto le varie cronache ci riportano, era senz’altro il ritorno dal santuario della Madonna dell’Arco. Carovane infinite, di uomini ed animali, all’imbrunire cominciavano a rientrare verso Napoli e verso i casali limitrofi. Le ragazze ancora con l’animo festante danzavano la tarantella al suono “del tamburello, delle nacchere, del putipù e del triccabballacche”. Mentre c’era chi si accompagnava con le classiche canzoni “a fronne ‘e limone” che con passione le offriva alla “Madre” venerata. Lungo il corso dei secoli, però, la festa ha subito le sue contaminazioni e quindi le sue modifiche, ma la fede per la Vergine dell’Arco è immutata, come immutato è il messaggio giunto fino ai nostri giorni. Questo 2023, il carro delle Fasce Rosse di Mugnano, il cui presidente è Luigi Trinchillo, è stato dedicato al caro Gabriele Capasso, da tutti noi conosciuto come Lello, persona cordiale e gentilissima, scomparso il 19 dello scorso mese di marzo.

Fasce Rosse, Pasqua 2023.

Programma 2023


testi di Carmine Cecere

Nessun commento:

Posta un commento