Il conte di Sarno, Nicola d'Alagno, Gran Giustiziere del regno di Napoli, quel lunedì di Pasqua del 1450, trovandosi nella contrada Arco, in prossimità di Santa Anastasia, fu attratto da una folla rumoreggiante. Avvicinatosi si rese conto che i presenti stavano malmenando un giovane, allora il militare chiese il perché di tale accanimento. Era successo che mentre si stava giocando a palla-maglio, uno dei partecipanti, bestemmiando e preso dall’ira, scaraventò una boccia contro un’ edicola votiva posta nelle immediate vicinanze, colpendo la guancia sinistra dell’immagine della Vergine Maria cui era rappresentata. Lo stupore fu che, immediatamente, sulla parte colpita si formò un livido da cui fuoriusciva sangue. Pertanto si narra che, calmata la folla e constatato il miracolo, il conte, processato il reo, lo fece impiccare al ramo di un tiglio che si seccò poi in poco tempo. Altri invece raccontano che fu la gente stessa a condannare e giustiziare il colpevole e che tiratolo su per impiccarlo, il ramo del tiglio si spezzò ed il ragazzo scappò via. Il culto alla Madonna dell’Arco fu immediato e i primi fedeli che accorsero, sicuramente, furono numerosissimi. La piccola edicola, contenete l’immagine miracolosa, fu “dichiarata Rettoria con beneficio canonico, senza cura pastorale, ed i Rettori erano nominati dalla Sede Apostolica”. La devozione per
venerdì 7 aprile 2023
I Fujenti e la Vergine dell'Arco
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