Il poverello d’Assisi, nel 1208,
fu accolto presso la corte di Messer Giovanni Velita, discendente dei conti di
Celano, signore di Greccio. Con l’aiuto di questi, il Santo realizzò, nel
1223, il primo presepe vivente della storia. Elena Sica, però, nel suo
tascabile, TEN, ci informa che “a Napoli sia ha notizia di preesistenza al
presepe di Greccio già dal 1025, come dimostra un documento in cui si parla
della chiesa di Santa Maria del Presepe”. È il XV secolo il periodo in cui il
presepe raggiunge la sua popolarità. I pastori, rigorosamente in legno, avevano
dimensioni pressoché identiche a quelle naturali; mentre nel Cinquecento
compaiono i primi paesaggi, nonché i primi animali domestici: galline, cani e i
greggi di pecore. I processi di innovazione saranno senz’altro lenti e andranno
di pari passo con la scoperta di nuove tecniche e nuovi materiali. Dai pastori
in cartapesta dei presepi fatti sotto il dominio dei Vicerè, si arriva
all’epoca d’oro del presepe napoletano, ovvero a quella del Settecento. Secolo
nel quale prende vita il “figurinaio”, l’artista per antonomasia, la cui arte
trasformerà il modo di costruire i pastori
che da allora in poi avranno uno scheletro in fil di ferro riempito da
fili di stoppa, con gli arti e la testa in legno e successivamente in argilla.
Grande estimatore del presepe napoletano fu Carlo III, di cui si narra, infatti,
che si compiacesse nel vedere la consorte, durante i giorni di preparazione al
natale, intenta a cucir vestiti per i pastori e che lui stesso si divertisse
nella costruzione del presepio posto nelle stanze di palazzo reale. “Il
presepe, che veniva edificato in alcuni saloni di Palazzo Reale di Napoli, era
immenso, consisteva, infatti, in una lunga catena di monti, fatti in sughero, a
imitazione dell’Appennino, con gli sfondi in rilievo, le strade, ponti, le
taverne e le botteghe, straripanti di ogni sorta di mercanzia”. A diffondere il
culto del presepe fra il popolo fu il domenicano padre Rocco, di cui si narra
che riprodusse il presepe finanche in un “lupanare”. Uno dei presepi più
conosciuti è senz’altro quello del Cuciniello; denominata “lo scoglio” l’opera
fu realizzata nel 1879 con scene progettate dall’architetto Fausto Niccolini, dal drammaturgo Luigi Masi e da Luigi Farina, i pastori,
invece, furono realizzati da Michele Cuciniello. L’arte presepiale dell’antica
scuola napoletana è ormai rinomata in tutto il mondo e tanti sono gli artisti
che da San Gregorio Armeno e da ogni recondito angolo di Napoli “creano prodigi
di abilità”, come diceva la stessa Maria Teresa d’Austria, moglie di re
Ferdinando II di Borbone. Tra i tanti artisti attuali c’è ne uno che
riesce a distinguersi e a farsi apprezzare ovunque, questi è senza dubbio
Giosuè Salzano. Nasce a Napoli nel 1937 e la passione per il presepe lo
travolge già in giovane età. Nel 1985 si stabilisce a Mugnano dove crea il suo
piccolo laboratorio e inizia a fare sul serio. Le sue prime opere riscuotono
vasta eco, realizzando presepi di dimensioni notevoli e manufatti di pastori
paragonabili ai Ferrigno di San Gregorio Armeno, maestri “Figurinai” dal 1836.
Numerose sono le iniziative a cui prende parte e prestigiosi sono i riconoscimenti
ricevuti in tutta la sua carriera: sia a carattere regionale che
internazionale. Nel 1995 espone a Manhattan e con il patrocinio del “Comitato
Spaccanapoli Centro Antico”, altre opere furono esposte simultaneamente a New
York, Londra e Parigi. Nell’ambito del gemellaggio Napoli - Kakoscima, città
della provincia di Tokyo, fu donato, dall’amministrazione comunale di Napoli,
un suo presepe il quale fu esposto prima a Tokyo, nelle vetrine della Wako,
nella grande arteria di Ginza; l’opera fu consegnata, alla delegazione
giapponese, “nel contesto dello sviluppo dei rapporti di amicizia tra le due
metropoli”. Per diverso tempo, il maestro Salzano ha insegnato in alcuni
centri d’arte e presso la scuola media “Luigi Cirino” a Mugnano, dove registrò
un’ampia partecipazione da parte dei ragazzi, con i quali realizzò scene
presepiali di ottima fattura. Ha collaborato con l’Istituto per disabili
“Pascoli” di Scampia e con la cooperativa “L’uomo e il legno”. Nel 2006 altre
sue opere vanno in giro per l’Italia: a Messina partecipa alla IIª edizione
della “Mostra nazionale d’arte Presepiale” e a Conzano, nella splendida cornice
di Villa Vidua, in provincia di Alessandria e poi ancora a Giugliano
nell’ambito della terza rassegna “Arte presepiale” a Napoli nord.
testi di Carmine Cecere
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